Il Sindacato delle Forze Navali e Costiere

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“Centoquattristi” il giudizio è già nel nome

E’ proprio vero! La scelta delle parole disvela il vero retropensiero di chi le utilizza! 

Al riguardo, è emblematico ciò che si sente sistematicamente in Marina. Qui, chi attraverso la nota Legge 104 si sobbarca l’onere di aiutare un parente gravemente malato, viene spesso etichettato con uno squallido appellativo: “centoquattrista”!  

Ed è qui che emerge, con forza, il vero retropensiero del misero parlante! 

Si fa volutamente riecheggiare il nome “centoquattrista” per indicare quella presunta e supposta fraudolenta persona che, invece, utilizza non altro che un nobile strumento di civiltà voluto dal legislatore, fra l’altro ad ausilio del sistema di previdenza sociale e sanitario nazionale, che altrimenti sarebbe ulteriormente gravato da una necessità.

Centoquattrista”, questo il nome gergalmente attribuito al militare che, spesso drammaticamente, sta solo sobbarcandosi un onere gravoso, peraltro disciplinato dalla legge. L’infamante nomea del “centoquattrista”, come se non bastasse, è poi spesso accompagnata da un sorrisino da parte del miserevole e penoso uomo che lo pronunzia, perché egli pretende di fare intendere che lui, furbo, conosce la verità e che a lui “non la si dà a bere”…

Questa, ormai, non è una denominazione ma, di fatto, una malcelata offesa! 

Insomma, in Marina è invalso l’utilizzo di questa squallida parola con forte connotazione negativa, perché, evidentemente, chi la pronunzia ha una visione distorta della questione e filtra tutto attraverso un ostile retropensiero! 

Questo distorto approccio porta inevitabilmente a pensare che il “centoquattrista” vada, per default, non creduto e quindi punito a prescindere. Ciò non solo perché vagheggiato imbroglione ma anche per una finalità educativa: “colpirne uno per educarne cento” (a non presentare la domanda di 104), come nelle peggiori memorie insegnateci dalla storia. 

Sarà una strana coincidenza, ma parrebbe proprio non sussistere la contemporanea circostanza di un militare in avanzamento a scelta ai primi posti della sua graduatoria, con i concomitanti oneri di dover accudire un familiare disabile. E’ quindi una disgraziata congiuntura oppure comprova una certa volontà punitiva dell’amministrazione? Oppure è la singolare riprova, finanche statisticamente dimostrata, che i fruitori di 104 divengono – tutti – più incapaci dei propri colleghi? 

S’aggiunga un altro significativo esempio di: in Marina si sceglie di privarsi di uno specialista (ossalc, pilota, operatore di volo o altro) se richiedente i benefici della 104, facendogli anche perdere i titoli, e ciò sebbene lo Stato abbia investito centinaia di migliaia di euro per la sua formazione. Appare complesso comprende, come i tre giorni mensili concessi per l’accudimento al familiare disabile, tra l’altro da pianificarsi e comunicarsi al Comando con largo anticipo, possano creare un tale intralcio da non più di servirsi di professionisti formati e competenti. Al contrario, gli specialisti di elicottero in 104 di altrettante nobili Istituzioni statali, di larga tradizione, come ad esempio i Vigili del Fuoco, continuano a volare a beneficio della collettività, nonostante gli equilibrati benefici di legge.

Come sindacato vigileremo affinchè la “104” sia attuata nel rispetto della dignità del richiedente e nella tutela della sua professionalità e delle sue legittime aspettative di carriera. Per questi motivi cercheremo ogni sponda, anche nel mondo politico, perché siano rimossi i lacci che sempre più spesso parrebbero ostacolare la carriera del militare nonchè impedirgli l’avvicinamento al parente gravemente malato.

I Marinai vivono, si aiutano ed a volte muoiono con spirito di solidarietà e non di sospetto!

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