Il Port State Control (PSC) è un sistema di ispezione marittima fondamentale per garantire la sicurezza della navigazione internazionale e la protezione ambientale. Il controllo dello Stato di approdo rappresenta un pilastro delle attività ispettive della Guardia Costiera, eseguita da ispettori qualificati dell’Autorità dello Stato del porto. Questo controllo, effettuato a bordo delle navi straniere, ha l’obiettivo di garantire che ogni imbarcazione in navigazione internazionale approdi in porto in condizioni conformi agli standard di sicurezza. Lo scopo è quello di proteggere così la vita in mare e l’ambiente.
Cos’è e qual è il ruolo del Port State Control nel sistema di sicurezza marittima
Il PSC rappresenta un sistema complesso e armonizzato di controlli finalizzati a garantire che le navi rispettino gli standard internazionali di sicurezza. L’obiettivo principale è verificare che le imbarcazioni non operino in condizioni substandard, evitando così rischi per la sicurezza della navigazione e la tutela dell’ambiente marino.
Ogni Stato ha la responsabilità di assicurare che le proprie navi rispettino rigorosamente le normative internazionali in materia di sicurezza, prevenzione dell’inquinamento e condizioni di vita e di lavoro a bordo. Tuttavia, il sistema basato esclusivamente sui controlli dello Stato di Bandiera presenta evidenti limiti, poiché non tutti i Paesi applicano gli stessi standard di vigilanza.
Una delle principali criticità è rappresentata dal fenomeno delle bandiere di comodo, nato dalla scelta di alcuni armatori di registrare le proprie navi in Stati con regolamentazioni meno stringenti per ridurre i costi operativi. Questa pratica ha favorito un’applicazione meno rigorosa degli obblighi stabiliti dalla normativa internazionale, incidendo negativamente sulla sicurezza della navigazione, sulla prevenzione dell’inquinamento e sulle condizioni di vita e lavoro a bordo.
Il Port State Control si inserisce in questo contesto come uno strumento essenziale per colmare le lacune nei controlli dello Stato di Bandiera. Grazie a un sistema ispettivo coordinato tra diversi Paesi, consente di monitorare e bloccare le navi che non rispettano gli standard richiesti, fungendo da barriera di sicurezza contro le pratiche di navigazione non conformi e contribuendo alla protezione dell’ambiente marino e alla salvaguardia della vita in mare.
Origini e evoluzione del Port State Control
Il Port State Control nasce da un processo evolutivo di diritto pattizio internazionale e comunitario, innescato da una serie di disastri ecologici e tragedie umane a bordo di navi da carico e passeggeri. Il problema emerse con forza negli ultimi anni ’70. Dal disastro della Torrey Canyon del 1967, passando per l’arenamento dell’Amoco Cadiz del 1978, la tragedia dell’Herald of Free Enterprise del 1987, il naufragio dell’Exxon Valdez del 1989 e l’affondamento della Scandinavian Star del 1990.
Questa sequenza di eventi drammatici ha spinto alla nascita e allo sviluppo di accordi internazionali finalizzati ad intensificare e armonizzare i controlli a bordo delle navi, in conformità alle normative dell’IMO (International Maritime Organization) e dell’ILO (International Labour Organization).
Organizzazione e funzionamento del PSC
Coordinando sistematicamente i controlli tra Stati e istituendo intese regionali sul Port State Control, si è potuto incrementare notevolmente l’efficienza delle ispezioni e distribuire i costi legati all’organizzazione di una rete di ispettori lungo l’intera costa.
Contestualmente, questo approccio ha favorito la diffusione di informazioni riguardanti bandiere di comodo, armatori inaffidabili e registri di classificazione a bassa performance.
Di conseguenza, sono nate organizzazioni regionali orientate a sviluppare politiche comuni in materia di ispezioni, realizzate tramite la stipula di Memorandum of Understanding (MoU), accordi tra le Autorità marittime di Stati limitrofi o comunque interessati da un consistente volume di traffico.
Il Paris MoU
Firmato a Parigi il 26 gennaio 1982, il Paris Memorandum of Understanding per l’Europa e l’Atlantico del Nord coinvolge le Autorità marittime di 27 Stati, coprendo l’intera zona centro-settentrionale del Mediterraneo e il Canada.
È stato il pioniere di tali accordi e il testo prevede che ogni Autorità applichi le disposizioni del Protocollo e dei relativi Annessi, mantenendo un sistema di PSC efficace. In questo modo, si garantisce che le navi mercantili straniere, comprese quelle in ancoraggio, rispettino gli standard stabiliti dai cosiddetti “strumenti pertinenti” o relevant instruments, senza alcuna discriminazione di bandiera.
Applicazione degli strumenti pertinenti
Ogni Stato ispettore è tenuto ad applicare le normative (strumenti pertinenti), compresi gli emendamenti accettati, assicurando che nessuna nave di Stati non contraenti riceva un trattamento più favorevole.
Sistema di profilazione e priorità
Ogni nave mercantile straniera che approda nei porti degli Stati membri è soggetta a un sistema di profilazione del rischio, determinato sulla base di parametri specifici, tra cui:
- Tipo e età della nave, poiché alcune tipologie di navi più datate possono presentare rischi maggiori.
- Performance dello Stato di bandiera, valutando la qualità dei controlli effettuati dal Paese di registrazione della nave.
- Storico delle ispezioni, considerando il numero e l’esito delle precedenti ispezioni e eventuali detenzioni.
- Affidabilità degli organismi di certificazione, analizzando la reputazione degli enti che hanno rilasciato certificazioni di sicurezza e conformità.
- Gestione della sicurezza da parte dell’armatore, valutando la capacità della compagnia di navigazione di gestire la sicurezza e la prevenzione dell’inquinamento.
Questo profilo di rischio influisce su diversi aspetti dell’ispezione, determinando innanzitutto la sua priorità: le navi con un livello di rischio elevato, classificate come Priorità I, sono soggette a controlli più frequenti. Inoltre, definisce l’intervallo tra un’ispezione e l’altra, stabilendo la periodicità dei controlli in base al grado di rischio assegnato alla nave. Infine, indirizza l’ispezione verso obiettivi specifici, permettendo di concentrare l’attenzione sulle aree critiche che potrebbero presentare irregolarità o problemi di sicurezza.
In conformità con gli impegni regionali, stabiliti dal Paris MoU, le autorità marittime devono ispezionare tutte le navi di Priorità I che approdano nei porti o ancoraggi dello Stato membro. Inoltre, devono raggiungere un numero totale minimo di ispezioni annuali, comprendente sia le navi di Priorità I che di Priorità II, per garantire la copertura necessaria.
La selezione delle navi da ispezionare segue un preciso schema di selezione, che tiene conto del profilo di rischio e di altri fattori di priorità, come incidenti recenti o segnalazioni di non conformità. Questo sistema assicura un controllo flessibile e mirato, ottimizzando l’impiego delle risorse ispettive e contribuendo a una maggiore sicurezza della navigazione e protezione dell’ambiente marino.
Port State Control Officers (PSCO): formazione, abilitazione e ruolo della Guardia Costiera
Il Paris MoU stabilisce che le ispezioni sulle navi mercantili straniere siano svolte esclusivamente da ispettori altamente qualificati, con una formazione specifica e un’abilitazione rilasciata dall’Autorità marittima di ciascun Paese.
In Italia, il ruolo di Port State Control Officer (PSCO) è affidato in via esclusiva ai militari del Corpo delle Capitanerie di Porto, selezionati secondo criteri stringenti stabiliti dal Decreto Legislativo 24 marzo 2011, n. 53, che recepisce la Direttiva 2009/16/CE. Grazie a un percorso di formazione altamente specializzato, questi ispettori acquisiscono le competenze necessarie per eseguire ispezioni approfondite, identificare eventuali irregolarità e applicare misure correttive in piena autonomia, garantendo il rispetto degli standard internazionali.
Formazione e qualificazione dei PSCO in Italia
La formazione degli ispettori avviene presso il Centro di Formazione Specialistica “C.A. Antonio De Rubertis” di Genova, istituito nel 1996, che fornisce percorsi altamente qualificati per garantire standard elevati di competenza e preparazione. Il programma formativo si concentra sulla sicurezza della navigazione, seguendo le normative stabilite dall’IMO,e sulla security marittima e portuale, assicurando il rispetto delle disposizioni nazionali e internazionali. Inoltre, viene dedicata particolare attenzione alle procedure di ispezione e controllo PSC, con un approfondimento sugli strumenti previsti dal Paris MoU, affinché gli ispettori possano operare con efficacia e autonomia nel monitoraggio della conformità delle navi agli standard di sicurezza.
L’eccellenza della formazione italiana è stata riconosciuta dall’Agenzia Europea per la Sicurezza Marittima (EMSA), che nel 2005 ha valutato positivamente il livello di preparazione degli ispettori italiani.
Monitoraggio e certificazione dell’EMSA
L’EMSA supervisiona costantemente il percorso formativo dei PSCO, verificandone le competenze e rilasciando un’abilitazione ufficiale. Gli ispettori qualificati ottengono l’accesso al sistema informatico europeo THETIS, che gestisce l’intero processo di Port State Control. Questo strumento avanzato permette di:
- Monitorare in tempo reale le navi da ispezionare, fornendo dati aggiornati sulla loro storia ispettiva e sul livello di rischio.
- Facilitare la condivisione di informazioni tra le Autorità marittime europee e gli Stati aderenti al Paris MoU, migliorando la cooperazione e l’efficienza delle operazioni di controllo.
- Tracciare armatori e bandiere di comodo, identificando eventuali pratiche scorrette e contribuendo così al rafforzamento della sicurezza marittima globale.
Autonomia operativa e poteri di ispezione
Nel contesto delle Forze Armate italiane, la specializzazione di Port State Control Officer (PSCO) è riconosciuta attraverso un brevetto ufficiale e l’emissione di una Formazione Operativa Minima (FOM) specifica. Questa qualifica conferisce agli ispettori poteri ispettivi esclusivi, consentendo loro di individuare eventuali non conformità nelle navi mercantili straniere e di adottare misure correttive immediate per garantire la sicurezza della navigazione.
In presenza di deficienze gravi che rappresentano un pericolo per la sicurezza, la salute o l’ambiente, i PSCO italiani hanno la facoltà di disporre il fermo della nave, con conseguenti ripercussioni economiche per gli armatori che non rispettano gli standard internazionali. Questa autonomia operativa li distingue nel panorama internazionale, poiché possono agire senza necessità di approvazioni gerarchiche superiori, garantendo interventi tempestivi ed efficaci nella tutela della sicurezza marittima.
L’Importanza strategica del Port State Control
Il Port State Control è uno strumento indispensabile per garantire la sicurezza della navigazione internazionale, prevenire l’inquinamento marittimo e assicurare condizioni di vita e lavoro a bordo conformi agli standard internazionali. In un contesto segnato dalla diffusione delle bandiere di comodo e da controlli statali non sempre efficaci, l’intervento coordinato della Guardia Costiera diventa essenziale per proteggere la vita in mare e l’ambiente marino.
L’Italia, attraverso il Corpo delle Capitanerie di Porto, si distingue per l’elevata competenza e professionalità dei suoi Port State Control Officers (PSCO), formati secondo standard rigorosi e riconosciuti a livello europeo. Grazie a un sistema di controllo efficiente e tecnologicamente avanzato, l’Italia si conferma tra i Paesi leader nel settore della sicurezza marittima.